Malga Lunga e Monte Sparavera
Dopo la salita al Torrezzo dei giorni scorsi, ritorno nuovamente in quei luoghi che, segnati dai tragici eventi bellici della seconda guerra mondiale e dal triste periodo del nazifascismo, sono oggi ricordo dell’estremo sacrificio di quei partigiani, quelli della 53^ Brigata Garibaldi “13 martiri di Lovere”, che, scegliendo non a caso come roccaforte la Malga Lunga, sacrificarono la loro vita per la conquista della nostra Libertà e Democrazia.
La Storia
Il fatto che questa località godesse di una visuale invidiabile sulle vallate circostanti, garantendo allo stesso tempo un’ottima protezione, ne fece una roccaforte partigiana nel corso della seconda guerra mondiale.
Fu la 53ª brigata Garibaldi “13 martiri di Lovere” (in onore dei tredici partigiani Francesco Bezzi, Giulio Buffoli, Salvatore Conti, Andrea Guizzetti, Eraldo Locardi, Vittorio Lorenzini, Giacinto Macario, Giovanni Moioli, Luca Nilckisc, Ivan Piana, Giuseppe Ravelli, Mario Tognetti e Giovanni Vender, uccisi per rappresaglia il 22 dicembre 1943 a Lovere), guidata da Giovanni Brasi, a prendere il possesso della zona e ad ingaggiare furiosi combattimenti contro i reparti tedeschi e della Legione Tagliamento, forze della repubblica di Salò.
L’apice degli scontri si ebbe il 17 novembre 1944 quando i combattimenti provocarono ingenti danni alle attrezzature ed alle postazioni di entrambi i contendenti. Ma furono i repubblichini ad avere la meglio, complice un’imboscata non segnalata dalla sentinella partigiana e la loro superiorità numerica. Durante i combattimenti, una bomba a mano gettata all’interno della Malga Lunga provocò il ferimento dei partigiani Mario Zedurri (nome di battaglia Tormenta) e del russo Starich. Il tenente della 53ª brigata Garibaldi, Giorgio Paglia, accortosi di avere terminato le munizioni, accettò la resa a patto che questi venissero curati adeguatamente.
Ma la parola data dai nazi-fascisti non fu rispettata, ed i feriti vennero uccisi a colpi di pugnale e l’intera squadra guidata da Giorgio Paglia fu deportata in una località tra Costa Volpino e Lovere. Durante il trasporto a valle, ci fu un tentativo di liberazione dei prigionieri, operato dal comandante Giovanni Brasi (“Montagna”), che però non sortì gli effetti desiderati. Giorgio Paglia (nome di battaglia “tenente Giorgio”), Guido Galimberti (“Barba”), Andrea Caslini (“Rocco”), i russi Semion Kopcenko (“Simone”), Alexsander Nogin (“Molotov”) e Ilarion Efanov (“Starik”), furono tutti condannati a morte dopo un processo sommario.
A Giorgio Paglia venne concessa la grazia, a causa del fatto che suo padre Guido era stato un eroe della Guerra d’Etiopia nel 1934. Ma lui, dopo essersi visto respingere per l’ultima volta la richiesta di liberazione di tutti i suoi compagni, rifiutò la grazia adducendo la frase «O tutti o nessuno!», e chiese di essere fucilato per primo.
Era il 21 novembre 1944, e tutti i partigiani vennero fucilati a Costa Volpino.
“Per non dimenticare – Diario di un Partigiano” di Giovanni Berta (per richiederlo contatta Marco Berta)
“53^ Brigata Garibaldi – Tredici Martiri” di Matteo Alborghetti
Descrizione del percorso
Raggiunta la Forcella di Ranzanico (percorrendo dal centro abitato la ripida via Cadorna), parcheggiamo l’autovettura ed imbocchiamo il segnavia indicante la direzione del Monte Pizzo (cartello giallo) che, con moderata pendenza, saliti alcuni scalini, si inoltra nel fitto bosco. Si raggiunge brevemente una zona prativa più aperta denominata località Poiana. Seguiamo a destra la strada asfaltata che, divenendo poi sterrata, si inoltra nel verde prato sino a raggiungere una sbarra posta a fianco di una baita rurale. Oltrepassiamola con facilità e, proseguendo verso destra, immettiamoci sulla carrareccia – proveniente da Peia – che seguiremo sino a raggiungere la località Monticelli, a quota 1116 metri di altitudine.
Seguendo le chiare indicazioni, saliamo verso destra seguendo la carrareccia ora corrispondente al segnavia 547 CAI. Con comoda andatura, tra verdi pascoli che contornano le pendici del Monte Sparavera ed ampi panorami sul lago d’Endine, raggiungiamo un successivo bivio segnalato da cartelli sentieristici. Risaliamo a sinistra la mulattiera che, allargando ora la vista anche sul Lago d’Iseo, ci conduce ad un’ampia sella con tanto di laghetto. Alla nostra destra una caratteristica baita. Un’altra mulattiera, meno marcata, si stacca e sale a sinistra; sarà la via che seguiremo al ritorno per raggiungere il Monte Sparavera.
Continuiamo lungo la mulattiera principale che comodamente, con leggeri saliscendi, attraversando una splendida pineta e verdi prati, ci porta a raggiungere il Rifugio – Museo Malga Lunga dove il grandioso panorama si estende sul Lago d’Iseo e parte delle Orobie. All’ingresso un cippo ricorda i Caduti Partigiani.
Per raggiungere il Monte Sparavera percorriamo il sentiero a ritroso sino al laghetto, prendiamo a destra la mulattiera che, quasi pianeggiante, ci conduce sino alla località Pozza dei Sette Termini dove sorge un monumento a ricordo del Generale Cadorna. Risaliamo il promontorio lungo il sentiero visibilmente tracciato e raggiungiamo la vetta del monte Sparavera segnata da una caratteristica croce in marmo bianco. La discesa avviene attraverso le ampie zone prative tenendo come punto di riferimento alcuni grossi cumuli di rocce ed un roccolo, con tanto di laghetto, che, raggiunto, passeremo a sinistra per poi imboccare le tracce di sentiero che ci condurranno sino ad un successivo roccolo ristrutturato e, quindi, la mulattiera utilizzata per la salita.