Monte Pegherolo da San Simone
Cos’è che rende unica, e quindi speciale, una vetta? Se dovessero chiederlo a me, direi molto semplicemente che ogni cima raggiunta è speciale ed unica. Ed in parte avrei ragione seppur così dicendo rischierei di accomunare una cima all’altra: pressappoco lo stesso identico (ed insuperabile) panorama orobico, più o meno la solita dose di fatica necessaria a raggiungerla, una croce di vetta che ne segna il culmine, ecc.
C’è qualcosa, invece, che le differenzia tutte, una particolarità che nell’ascesa al Pegherolo risalta grandemente e rende questa cima davvero speciale ed unica: è l’emozionante percorso di salita! Sicuramente diverso per ogni escursione, per ogni cima raggiunta, e nella salita al Pegherolo quella lunga, sottile ed aerea crestina che interessa gran parte dell’escursione e pare proiettarti tre metri sopra il cielo, quei suoi continui saliscendi più o meno repentini aiutati da poco affidabili catenelle, quell’alternarsi del manto erboso puntellato da sporadiche rocce che volge nettamente al paesaggio lunare della Piodessa, tutto ciò rende la questa vetta davvero unica e speciale!
Descrizione del percorso
Parcheggiata l’autovettura nell’ampia area di sosta degli impianti di sci di San Simone, imbocchiamo la carrareccia che in pochi minuti conduce sino alla Baita del Camoscio, eventualmente raggiungibile anche con un fuoristrada. Appena prima della Baita, seguendo le indicazioni poste su alcuni cartelli sentieristici, imbocchiamo a sinistra il segnavia 115 CAI che, con qualche facile tornante, risale gli ampi pratoni alla nostra sinistra sino a raggiungere il già visibile Passo San Simone; appena prima del passo, pieghiamo nettamente a sinistra e, passati sotto le Canne d’Organo, proseguiamo tagliando in falsopiano le pendici nord-est del Monte Cavallo, sino a giungere ai piedi di un ripido canalone roccioso che risalito con non poca fatica ci permette di giungere sino alla sella della Corna d’Erba, posta tra l’intaglio di cresta tra i Monte Cavallo (a destra) ed il Monte Cavallino (a sinistra).
Lasciando alle spalle la piramidale mole del Monte Cavallo, si presenta difronte a noi la lunghissima cresta ovest che ci apprestiamo a percorrere per raggiungere l’ancora lontanissimo Monte Pegherolo. Sono circa 3,5 kilometri di affilata ed aerea cresta, con brevi tratti attrezzati da una incerta catena, che si articola con numerosi saliscendi non certo da sottovalutare. Pertanto, giunti all’intaglio della Corna d’Erba, pieghiamo nettamente a sinistra e cominciamo la lunga galoppata di cresta che si presenta inizialmente facile e su terreno erboso.
Immediatamente dopo incontriamo il primo tratto attrezzato con catena che permette di discendere un saltello roccioso che adduce alla lunga cresta verso la cima del Monte Cavallino, a quota 2284 metri. Raggiunta la cima del Monte Cavallino, discendiamo lievemente il versante opposto attraverso la facile dorsale erbosa che ci introduce in un’ambiente totalmente diverso dal tratto sinora percorso. Mentre il Monte Pegherolo si avvicina sempre più, ci apprestiamo ora a superare un ambiente roccioso e severo in cui occorre prestare maggiore attenzione: discendiamo una costa sdrucciolevole e raggiunto il sottostante intaglio roccioso ne risaliamo il versante opposto utilizzando una fragile catenella in metallo che ci porta sul filo della cresta rocciosa dalla quale, rimanendone all’interno, discendiamo un paio di metri attorniati da questa barriera rocciosa per poi proseguire trasversalmente, sempre seguendo i bolli presenti e la via più comoda ed intuibile da seguire, per poi risalire e raggiungere nuovamente il fil di cresta.
Proseguiamo ora mantenendoci fedelmente lungo la cresta che ora si fa meno aerea, sino a quando con ripida discesa veniamo catapultati nuovamente in tutt’altro ambiente montano: siamo presso il Passo della Piodessa, a quota 2200 metri, un territorio lunare e selvaggio, forse il tratto di cresta più sottile dell’intera escursione e dove un passo falso potrebbe essere fatale. Nulla di troppo difficile poiché la conformazione rocciosa permette comunque buoni appigli ma l’affilata cresta non consente il passaggio chi soffre di vertigini e dev’essere superata con la massima attenzione.
Attraversata l’aerea cresta della Piodessa, il terreno si mantiene roccioso ma ora friabile ed il passaggio in cresta diviene ora facilitato dal suo maggior spessore. Non dobbiamo comunque perdere la concentrazione poiché l’impegno successivo è dato dal superamento di una paretina rocciosa quasi verticale che dobbiamo risalire con l’aiuto della catena facendo comunque appoggio sicuro con piedi e mani su appigli rocciosi stabili. Dopo qualche saltello di roccia si presenta il secondo passaggio attrezzato con catena che si sviluppa però su terreno alquanto instabile. Un ultimo torrione finale, attrezzato anch’esso con catena ma più facile poiché quasi gradinato, ci proietta lungo il breve tratto che precede la vetta.
Non resta altro che affrontare un breve tratto esposto che ci obbliga all’uso delle mani ed ecco raggiunta la tanto desiderata vetta del monte Pegherolo, a quota 2369 metri.