Valle del Drogo e Lago Truzzo
L’andar per sentieri, a volte, è un po’ come prender parte ad una marcia militare: occorre mantenere il passo. Quel passo costante ed armonico che scandisce il giusto ritmo della camminata, mai troppo veloce e mai troppo lento. “Passo!” Un passo cadenzato che troppo veloce potrebbe spomparti mentre troppo lento diverrebbe solo noioso e d’intralcio. “Passo!” Ne ho l’ennesima conferma pure oggi, qui su questo ritmato alternarsi di zig zag che disegna il lastricato sentiero che dalla frazione Olmo conduce al Lago Truzzo: destra e sinistra, quasi fossero secchi ordini militari, si avvicendano fra loro alzandomi di quota ad ogni cambio direzione. “Passo!”
E’ però difficile non farsi distrarre da ciò che si scopre salendo, pian piano, verso il bacino del Truzzo: silenziosi alpeggi rivelano gli ampi pascoli in cui sorgono e segnano la discontinuità col magico e fitto bosco mentre, tutt’attorno, spuntano alcune delle più belle cime che conosco: l’intera bastionata della Val Bregaglia, con Pizzo Badile e Cengalo che la fan da padroni, il Pizzo Stella e più vicine le cime del Monte Mater e del Pizzaccio.
L’inevitabile distrazione e la brama di salire sempre più in alto per vedere ciò che meraviglia lo sguardo ed è fatta: scordo d’improvviso ogni marcia militare e perdo inevitabilmente il passo. Infatti, arrivo al Truzzo spompato ma innegabilmente soddisfatto. Solo il tempo del doveroso “Attenti!”, ultimo sforzo difronte a Sua Maestà: la Natura. Il resto è la quiete del lago del Truzzo e l’accogliente Bivacco Carlo Emilio, poi non resta altro che godersi la discesa, scazzato e sorridente, coi piedi che val per i fatti loro mentre il “Passo!” è solo un vecchio ricordo.
L’ultima tappa è l’Alpe Lendine, altro gioiellino alpino adagiato nell’ampio abbraccio di Mater e Pizzaccio. Lì conosco Gianni, un simpatico giovane che pare un moderno Peter di Heidi. Conosce ogni angolo di queste zone, mi racconta di queste cime, quelle di casa sua, e dell’incontro con Mauro Lanfranchi, quel giorno, dopo l’ennesimo ottimo reportage fotografico per Orobie, terminato con un indimenticabile spaghettata serale.
Descrizione del percorso
L’escursione prende il via dalla Centrale idroelettrica di San Bernardo raggiungibile risalendo a sinistra, appena prima del comune di San Giacomo Filippo per chi proviene da Colico lungo la SS36, la stretta strada che con numerosi tornanti conduce alle abitazioni della località Olmo. Una leggera discesa e l’attraversamento di un ponte ci portano all’ampio piazzale ove è possibile lasciare l’autovettura.
In corrispondenza delle indicazioni per il bivacco Carlo Emilio, poste all’angolo della recinzione della centrale idroelettrica, imbocchiamo la bella mulattiera che risale velocemente e si addentra nel fitto del bosco. Poco oltre, dopo quando il sentiero ha ormai diminuito la sua pendenza, raggiungiamo le prime abitazioni della località Sant’Antonio dove incrociamo a destra la larga sterrata proveniente dalla località Scanabecco, altro punto di partenza.
Proseguiamo brevemente in falsopiano tra rurali abitazioni che punteggiano questo bucolico anfiteatro dal sapore d’altri tempi. Poco oltre, in località Caurga, pieghiamo a destra in corrispondenza delle indicazioni sentieristiche ed affrontiamo, ora in costante salita, il sentiero che man mano si alza verso il Lago del Truzzo.
Il bel panorama si apre sempre più mentre il sentiero, passata una fresca e scrosciante cascata, si alza velocemente con ampi zig zag che divengono ben più definiti nella pavimentazione pietrosa che pare ricordare una classica strada militare della Grande Guerra mentre, invece, la sua edificazione è ben più recente.
Un passaggio tra enormi rocce, lì dove la mulattiera pare un’opera d’arte, ed ecco in seguito raggiunta l’Alpe Cornera, a quota 1905 metri. Mentre alle spalle appaiono ben definite le alte cime della Val Bregaglia, si piega verso destra e poi ancora a sinistra nell’ultimo tratto che ci permette in breve di raggiungere gli edifici dei custodi della diga. Appena prima della struttura, pieghiamo a destra e risaliamo la faticosa scalinata che raggiunge la diga del lago Truzzo.
Tutt’attorno alcune delle più belle vette: la coppia di giganti Badile e Cengalo, il Pizzo di Prata e la Sciora mentre nel lago di specchia la bastionata rocciosa delle Camoscere.
Attraversato lo sbarramento, proseguiamo verso destra fiancheggiando alti il lago del Truzzo. Poco oltre, raggiunta una evidente insenatura del bacino troviamo alla nostra sinistra altri bolli bianco rossi posti su alcune rocce che, verso una lieve depressione, segnano la via verso l’Alpe Lendine. Imboccheremo quel sentiero al ritorno dal bivacco Carlo Emilio mentre ora proseguiamo diritti risalendo l’ultimo strappo che ci divide dal lago Nero e quindi dal piccolo ma grazioso rifugio non gestito.
Ripartiamo dopo l’immancabile sosta e percorriamo a ritroso il sentiero di salita. Poco prima di raggiungere la diga del lago del Truzzo, in corrispondenza dell’insenatura del lago stesso e della indicazione posta su roccia (…non sempre ben visibile) dell’Alpe Lendine, imbocchiamo a destra il sentiero che in leggera salita volge verso una evidente depressione. Immediatamente oltre, il sentiero si abbassa precipitosamente tra rocce e zone erbose, sino a raggiungere un’ampia spianata paludosa punteggiata da sporadici bouquet di profumati rododendri. Seguendo alcuni ometti, pieghiamo verso destra e, passata un modesta baita costruita interamente in pietra che lasceremo alla nostra destra, proseguiamo a mezza costa lungo quello che in seguito si trasforma in uno stretto sentiero che si addentra nel bel bosco di conifere.
Proseguiamo quasi in falsopiano facendo maggiore attenzione nei tratti in cui il sentiero si stringe ulteriormente. In breve, all’uscita del bosco, ecco raggiunta la panoramica spalle erbosa sulla quale sorge l’Alpe Prosto. Lasciamo a sinistra le indicazioni per Drogo e proseguiamo diritti verso l’ultimo tratto che ci divide dall’Alpe Lendine.
Tornati nuovamente nel bosco, proseguiamo a mezza costa lungo il comodo sentiero che poco oltre raggiunge l’ampio anfiteatro nella quale è adagiata l’incantevole Alpe Lendine. Emozionante ed infinito il panorama sulla sottostante Valle del Drogo, in lontananza il Pizzo Stella mentre attorno l’Alpe Lendine a avvolta dai possenti versanti del Pizzaccio e del monte Mater.
Per il ritorno al punto di partenza non resta altro che scendere a valle imboccando il sentiero posto appena sotto la chiesetta dell’Alpe Lendine. La facile discesa avviene nel bel bosco e raggiunge casolari isolati sino alle prime abitazioni di Caurga ove poi potremo riprendere il sentiero utilizzato per la salita.