Traversata tra i Pizzi in Valgandino
In un epoca in cui il tempo è prezioso e spesso paragonato al denaro, la Traversata tra i Pizzi della Valgandino pare, invece, dissociarsi da quei limiti che troppe volte dettano le regole della nostra vita, congelando di fatto ogni logica di tempo. Sospesa forse nel limbo del tempo remoto, lì dove a scandire il trascorrere delle ore erano la dura vita tra le baite, l’attesa del nemico nazi-fascista e le lunghe litanie religiose inginocchiati ai piedi di santelle e monumenti mariani che fittamente punteggiano il tessuto montano, la Traversata tra i Pizzi della Valgandino trova il tempo di confrontare se stessa con l’inconfutabile passato, l’attuale presente ed un futuro che pian piano compie i suoi primi passi, come i passi del caparbio viandante a cui vien dato agio di colloquiare per ore ed ore con se stesso incurante del tempo e di una meta che par davvero sempre molto lontana.
Solo quando esausto e fiacco, spolpato di ogni energia e coi piedi fumanti, allora il viandante avrà terminato la lunga Traversata tra i Pizzi della Valgandino. Solo allora, sospinto dal costante soffiare del vento, avrà la voglia d’alzarsi in volo per scoprire, girando a semicerchio su se stesso, l’enormità del cammino appena percorso in quel lungo sviluppo che, di vetta in vetta, anzi, di pizzo in pizzo, ha disegnato quel grandioso itinerario a ferro di cavallo che abbraccia la bucolica, oltrechè produttiva, terra di Valgandino.
Solo allora scoprirà che quell’infinito susseguirsi di lenti passi, uno dietro l’altro, iniziato presso la Sistina Bergamasca, come oggi è conosciuta la Santissima Trinità di Casnigo, lì dove il tempo s’è fermato, solo allora – dicevo – il viandante scoprirà che pian piano ha posto la sua bandiera sul pizzo di Casnigo, sul Monte Farno, sui pizzi Formico e del Corno, sul Monte di Sovere e del Grione, oltreché sul monte Sparavera, il Pizzetto ed il Pizzo della Madonna dove poi il sentiero degrada verso il placido monte Croce. Un sali-scendi tra i pizzi che, frapposto al dolce alternarsi delle sinuose colline punteggiate da numerose baite che accarezzano il cielo, ha confermato, in un tempo senza tempo, l’ineguagliabile attaccamento alla fede oltreché al duro lavoro sui pascoli di cui è intriso quest’angolo di paradiso: la Valgandino.
Descrizione del percorso
1a tappa: Casnigo – S.S. Trinità – Pizzo Casnigo – Monte Farno
La lunghissima Traversata tra i Pizzi della Valgandino ha inizio in un luogo davvero molto particolare: l’altura in località Ronco di Casnigo dove sorge il Santuario della Santissima Trinità. Chiesa edificata in più riprese, il Santuario, appartenuto alla Confraternita della Santissima Trinità, è arricchito all’interno da due principali cicli pittorici: quello dei Marinoni e quello dei Baschenis. Il Santuario della Santissima Trinità è solo il primo di una lunga serie di edifici, ai quali appartengono anche edicole, santelle e piccole cappellette, che punteggiano l’intero itinerario e lasciano trasparire la profonda devozione cristiana in questi luoghi della Valgandino.
Proprio dirimpetto al parcheggio del Santuario della Santissima Trinità, ampia area di sosta dove possiamo lasciare l’autovettura, troviamo le prime indicazioni della Traversata tra i Pizzi. Imbocchiamo quindi il sentiero, inizialmente una larga strada bitumata in salita, contraddistinto dal segnavia 542 – 543 CAI. Entrati nel bosco, ne usciamo poco dopo per tornare brevemente su strada e, quindi, nuovamente nel bosco dove il sentiero inizia ad alzarsi sino al bivio del Roccolo del Giundit. Lasciato a destra il sentiero che prosegue direttamente al Monte Farno (segnavia 543 CAI), pieghiamo a sinistra su sentiero in falsopiano (segnavia 542 CAI) che poi scende in una stretta forra e quindi si alza sul versante opposto dove prosegue verso destra e, uscito dal fitto bosco, raggiunge e verdi prati e la prima baita.
Proseguiamo lasciando alle spalle la baita e il panorama sulla media Valle Seriana che come un fiume di case si allunga verso la pianura. Risaliamo i verdi prati sino ad una piccola pozza davanti alla quale il panorama volge ora verso la rocciosa bastionata dell’Alben.
Proseguiamo verso destra appena sotto la cima del prima meta raggiunta: il Pizzo di Casnigo. Il sentiero continua alto verso un’altra baita e raggiunge, dopo essere rientrato nel bosco, una abitazione, appena sopra una fonte d’acqua, ed una sterrata. Continuiamo verso destra sino a quando, tornati nuovamente su sentiero, raggiungiamo la zona parcheggi del Monte Farno, a quota 1285 metri, che segna la seconda cima raggiunta ma anche il termine della prima tappa.
2a tappa: Monte Farno – Pizzo Formico – Campo d’Avene
Ripartiamo dal parcheggio del Monte Farno e seguiamo il classico sentiero (segnavia 545 CAI) che volge verso il Pizzo Formico. Oltrepassato il rifugio Monte Farno, si prosegue su strada che in seguito, raggiunto il Prato Porta, diviene sterrata. Percorse poche decine di metri, abbandoniamo lo sterrato per piegare a sinistra su sentiero che, in corrispondenza delle indicazioni poste su un cartello in legno, si alza nei prati e con non poca fatica raggiunge infine l’alta croce del Pizzo Formico, a quota 1636 metri, terza cima della Traversata tra i Pizzi della Valgandino.
Dalla vetta del Pizzo Formico, dove la vista spazia sull’elegante Presolana, da un lato, e sulla verdeggiante Montagnina dall’altro, scendiamo dal versante opposto su sentiero che infine raggiunge i ruderi della Capanna Ilaria ed il monumento alpino. Scendiamo obliquamente verso la conca della Montagnina sino a raggiungere la sottostante sterrata.
Proseguiamo ora verso sinistra, ancora su segnavia 545 CAI, e, passate alcune baite, raggiungiamo la Tribulina dei Morti. Proseguiamo diritti seguendo in discesa il sentiero con direzione della Malga Lunga. Dopo poco meno di mezz’ora ecco raggiunto il termine della seconda tappa della Traversata tra i Pizzi della Valgandino: la piana di Campo d’Avene.
3a tappa: Campo d’Avene – Pizzo Corno – Baita Monte Alto
La 3a tappa della Traversata tra i Pizzi della Valgandino prevede il raggiungimento della cima del Pizzo Corno ed il ritorno, per il medesimo sentiero di andata, a Campo d’Avene dove poi prosegue sino alla baita Monte Alto.
Pertanto, dalle indicazioni sentieristiche presenti sulla sterrata che passa poco oltre la Malga di Campo d’Avene, imbocchiamo il segnavia 548/A CAI che in leggera salita prosegue nell’erba e poi si addentra nel fitto bosco. Dopo la breve salita, il sentiero discende dal versante opposto con stretti zig zag sino a poco prima di una baita dove, in corrispondenza delle indicazioni poste su una roccia, si stacca verso destra e continua quasi in falsopiano. Proseguiamo sul sentiero principale evitando le deviazioni che scendono in Val Piana e Fontanei. Dopo il lungo traversone nel bosco e la breve salita, ecco raggiunto il Pizzo Corno, a quota 1370 metri.
La 3a tappa della Traversata tra i Pizzi della Valgandino prosegue facendo ritorno, per il medesimo sentiero appena percorso, al Campo d’Avene, in corrispondenza delle indicazioni sentieristiche poste lungo la sterrata.
Proseguiamo lungo la sterrata ora in direzione della Baita Monte Alto e, appena dopo la Pozza Crus, in corrispondenza di altre indicazioni poste su un paletto, abbandoniamo la sterrata e pieghiamo a sinistra imboccando il ripido sentiero che in breve conduce alla Baita Monte Alto, a quota 1380 metri, ove ha termine la 3a tappa della Traversata tra i Pizzi della Valgandino.
4a tappa: Baita Monte Alto – Monte di Sovere
Riprendiamo il cammino lasciando alle spalle la Baita Monte Alto ed imbocchiamo la strada sterrata che, oltre la sbarra, scende pian piano fiancheggiando numerose piante di nocciole. Si prosegue lungo la sterrata, classificata col segnavia 545/A CAI, sino all’incrocio con la sterrata del segnavia 545 CAI che imbocchiamo a sinistra nel bel tratto che prosegue verso la Malga Lunga.
Manteniamoci lungo la sterrata che con lievi saliscendi attraversa il fresco bosco per sbucare infine presso il Monte di Sovere, a quota 1237 metri, precisamente all’intersezione col segnavia 547 CAI che scende in Val Piana di Gandino. Qui, a pochi passi dalla Malga Lunga, ha termine la 4a tappa della Traversata tra i Pizzi.
5a tappa: Monte di Sovere – Monticelli
Dall’incrocio di sentieri 547 e 545 CAI, proseguiamo brevemente sino alla Malga Lunga, importante base partigiana che oggi ospita il museo della Resistenza, e continuiamo, con lievi saliscendi, lungo la sterrata che raggiunge il bivio con le indicazioni per il Monte Grione.
Variante del Monte Grione:
“ Abbandonata la sterrata, ci ritorneremo al ritorno dalla vetta del monte Grione, pieghiamo nettamente a sinistra su quelle che, almeno all’inizio, sembrano tracce di sentiero. Man mano che si entra nel bosco le tracce lasciano posto all’evidente sentiero che prosegue inizialmente in falsopiano per poi risalire con maggiore pendenza sino al bivio sentieristico per la via delle creste del Grione ( a sinistra ) e la panoramica vetta ( a destra ). Pieghiamo a destra ed ecco in breve raggiunta la cima del Monte Grione, a quota 1381 metri. Dopo la meritata sosta percorriamo a ritroso il sentiero di salita sino a far ritorno sulla strada sterrata. ”
Dal bivio per il monte Grione proseguiamo il cammino verso la località Monticelli mantenendoci lungo la strada sterrata. Dopo lievi saliscendi il percorso giunge nei pressi di una pozza d’acqua ( a destra ) mentre la sterrata scenda a sinistra fiancheggiando una baita. Abbandoniamo la sterrata per proseguire verso destra su larga mulattiera che man mano viene più evidente e raggiunge la Pozza Sette Termini dove nel 1944 fu paracadutato il Generale Raffaele Cadorna. Risaliamo alle spalle del monumento verso l’estremità del monte Sparavera e, giunti in vetta, ove ad attenderci ci sarà una bella croce in pietra bianca, godiamoci il bel panorama su Golem e Corna Trentapassi, a sinistra, ed i laghi d’Iseo ed Endine sul fondo.
Riprendiamo il cammino scendendo i prati del versante opposto facendo attenzione a mantenerci verso il fianco sinistro dove si sviluppa il sentiero. Giunti al sottostante pozza, proseguiamo oltre gli abeti e passiamo a sinistra della successiva baita. In questo tratto il sentiero diviene meno visibile ma comunque intuibile poichè dobbiamo discendere per pratoni verso sinistra andando a raggiungere la sterrata che avevamo abbandonato prima della deviazione per il Monte Sparavera. Sulla sterrata proseguiamo a destra sino alla località Monticelli, a quota 1116 metri, termine della 5a tappa della Traversata tra i Pizzi della Valgandino.
6a tappa: Monticelli – Madonna del Pizzo – Passo della Forcella
Riprendiamo la Traversata tra i Pizzi della Valgandino dalla località Monticelli dove, all’incrocio di sterrate, pieghiamo a sinistra imboccando la strada (segnavia 513 CAI) che si allunga in discesa per poi risalire lievemente e quindi discendere ancora. Raggiunto il bivio per la Madonna del Pizzo ( indicazioni a destra ) abbandoniamo la strada sterrata che prosegue in discesa e pieghiamo leggermente verso destra lungo la mulattiera che in leggera salita raggiunge la Pozza del Lino, un tempo importante crocevia per il commercio di panni lana tra la Valgandino e la Valle Cavallina. Da quest’ultima, mediante tracce di sentiero che salgono dapprima tra il prato e poi nel bosco, è possibile inserire un altra variante al percorso e raggiungere brevemente il Monte Pizzetto.
“ Da Peja, per l’antica via mulattiera, aperta, a scopo di commercio, nel 1456, ora in poco retta nella parte anteriore, è facile la salita alla Forcella (metri 1035), indi al Pizzetto (metri 1209), donde è bello dominar collo sguardo la sottostante Valcavallina, tre laghi e i monti, ad oriente, fino alla punta del grandioso Baldo, ai cui piedi scorre, soavemente colorato, il Garda. “
Per la Madonna de Pizzo, invece, lasciamo alle spalle la Pozza del Lino e proseguiamo diritti lungo la comoda mulattiera che, sempre con lieve pendenza, continua alta sopra alcune baite. In breve, ecco raggiunta la cuspide panoramica sulla quale sorge un altare sovrastato da tre arcate in cemento che sorreggono l’enorme statua della Maria Regina delle vette e Madre della vita voluta ed offerta dalla famiglia Bosio in ricordo del padre Antonio e posata posata nel 1995 dalla Comunità di Peia.
Dopo la meritata sosta sull’altura panoramica della Madonna del Pizzo, facciamo ritorno alla Pozza del Lino e, poco oltre, sino alla sterrata che, imboccata verso destra, ci permette di raggiungere la strada con piccolo spazio di parcheggio per le autovetture.
Manteniamoci lungo la strada che dopo discende e si addentra nel fresco del bosco sino ad uscire su strada asfaltata. Poco oltre, in corrispondenza della indicazioni sentieristiche poste alla destra, lasciamo la strada che discende a valle ed imbocchiamo il sentiero che in falsopiano rientra nel bosco e raggiunge un bel roccolo adibito ad abitazione. Fiancheggiamolo restando alti sopra lo stesso e, raggiunta la siepe che delimita il prato, pieghiamo a destra sino a raggiungere brevemente la Forcella di Ranzanico, termine della 6a tappa della Traversata tra i Pizzi della Valgandino.
7a tappa: Passo della Forcella – Monte Croce – Leffe.
Dal passo della Forcella di Ranzanico, riprendiamo il cammino della Traversata tra i Pizzi proseguendo sul segnavia 513 CAI che, in salita, su strada bitumata continua verso Leffe. Oltrepassato Palazzo Alberti il sentiero prosegue con breve traversone nel prato e poi si addentra nel fitto bosco.
Raggiunta la strada asfaltata non resta altro che proseguire sempre diritti evitando eventuali deviazioni di altri sentieri. Dopo la discesa, la strada asfaltata riprende in leggera salita e dopo una curva torna a scendere sino alla località Monte Croce.
Raggiunto il bivio sentieristico per Leffe (segnavia 547a), pieghiamo a destra ed imbocchiamo il sentiero che, a tratti malmesso e pietroso, raggiunge nuovamente una sterrata che scende a valle la quale confluisce su strada asfaltata e raggiunte il centro sportivo di Leffe, termine della lunghissima Traversata tra i Pizzi della Valgandino.
Gallery fotografica
Note
I tempi di percorrenza sono indicativi e si riferiscono al solo percorso di andata. L’intero itinerario ha uno sviluppo di circa 32 kilometri su oltre 2000 metri di dislivello e, per tal motivo, pur non riservando particolari difficoltà tecniche nell’affrontarlo, ho preferito classificarlo per Escursionisti Esperti con buon allenamento. Oltre a ciò, seppur ogni tappa permette di scendere a valle per far ritorno in Gandino, è consigliabile l’utilizzo di due autovetture: una parcheggiata alla partenza in Casnigo mentre l’altra all’arrivo a Leffe.