Ciaspolata su Cima della Rosetta
Ultimamente nelle mie uscite montane vengo sin troppo spesso accompagnato dal forte vento. Ancora lui, fastidioso urlatore ma fedele compagno di viaggio, prepotente ma generoso nel regalarmi giornate terse dagli infiniti panorami, pauroso quando scuote l’equilibrio già precario su pendenze e passaggi in cresta ma caloroso quando mi avvolge mite e primaverile.
Questa volta, però, lo fotto! Sarò io ad urlare più forte di lui, ad esser più testardo e forse anche più prepotente. A pochi metri dalla vetta, urlerò talmente forte quando, dopo l’ennesimo suo scuotimento, persino la neve mi sarà avversa inghiottendomi sino alla vita. Urlerò così forte da far impaurire l’unico escursionista che mi stava seguendo a poca distanza che, temendo più per me che per il vento, getterà la spugna e farà dietro front. Ma la vetta questa volta non la cedo, ramponi ai piedi e bastoncini sprofondati nella neve sino all’orlo, proseguo, quasi a carponi, sino alla cima della Rosetta approfittando di ogni istante in cui, pure lui, il vento, a tratti umano come me, inspira profondamente prima di soffiare talmente forte da far vibrare la croce di vetta, alla quale ormai sono aggrappato.
Descrizione del percorso
Punto di partenza di questa bella e soleggiata ciaspolata, neve permettendo, è individuabile oltre l’abitato di Rasura, in Valgerola, all’altezza del bivio stradale che a sinistra prosegue verso il Rifugio Bar Bianco (…magari raggiungibile se la neve scarseggia) e a destra volge, invece, verso l’Alpe della Corte.
Parcheggiata l’autovettura nei pochi posti disponibili, seguendo le indicazioni di una freccia disegnata sul varco nel muro in cemento che delimita la strada saliamo a sinistra nel fitto bosco che anticipa alcune belle baite ristrutturate, ottimo balcone panoramico sulla Valtellina e la mole del Monte Disgrazia.
Proseguiamo nel bosco e poi su ampi pascoli e superiamo le case di Larice, a quota 1102 metri di altitudine, e poi quelle della località Ciani, a quota 1319 metri di altitudine. Infine, sbucati sul pianoro che accoglie il Rifugio Bar Bianco, possiamo godere di una prima lieta pausa che consente nel frattempo di osservare appieno la nostra meta, la Cima della Rosetta che con la sua forma piramidale si alza a punta verso il blu del cielo.
Lasciamo alle spalle il Rifugio Bar Bianco e proseguiamo in salita seguendo le numerose tracce di scialpinisti e ciaspolatori che disegnano il nostro percorso sull’abbondante manto nevoso. Si prosegue quindi verso destra sino a raggiungere la baita del Prato (segnavia 124). Continuiamo nella salita piegando leggermente verso sinistra in direzione dell’Alpe Culino, senza però raggiungerla. Mantenendoci non troppo lontani dalla dorsale Nord-Est della Cima della Rosetta, che discende alla nostra destra, continuiamo con qualche zig zag che aiuta a prendere velocemente quota.
In breve, superato un gruppo di sporadici larici, raggiungiamo il crinale che pian piano si fa sempre più aereo ma certamente meno faticoso. Stando piuttosto sotto rispetto alla cresta, raggiungiamo infine l’appendice montuosa sulla quale svetta l’esile croce metallica che contraddistingue la vetta della Cima della Rosetta, a quota 2142 metri di altitudine.
Valutate le condizioni del manto nevoso, è possibile scegliere far ritorno dal sentiero di salita oppure percorrere in discesa la dorsale ovest. In quest’ultimo caso, si scende seguendo la dorsale sino alla base della Cima della Rosetta dove, con breve traversone discendente verso sinistra, è poi possibile raggiungere l’Alpe Culino e quindi l’Alpe del Prato dalla quale si riprende il percorso di salita.