Sentiero Ercole Pedretti e la transumanza
Il sentiero è un cantastorie. Nel sottofondo sonante della leggera brezza d’inizio autunno, quella che trasmette i primi brividi e mi spinge a cercar i tiepidi raggi del sole, racconta svariate storie, con quell’unico comun denominatore: l’amore per la montagna.
Mi racconta la storia del campione nazionale di sci Ercole Pedretti che, partigiano nella Brigata Cacciatori delle Alpi col nome di battaglia di “diavolo della montagna”, percorse più volte quell’esile traccia alpina da Branzi ai Laghi Gemelli, e viceversa, ispirato da profondi sentimenti di giustizia e libertà, fino all’estremo sacrificio, quello della vita: lasciato il sicuro rifugio ai laghi Gemelli, cadde vittima del rastrellamento fascista proprio sull’uscio di casa, a Branzi.
Mi racconta poi, puntando ancora quella sua bacchetta in legno sull’irreale cartellone che narra le svariate scene della vita, del sacrificio di quei pastori che ancor oggi, solcando il medesimo erto sentiero che scende dai laghi Gemelli, conducono la stagionale migrazione delle greggi, dall’alpeggio montano verso le pianure.
Descrizione del percorso
Lasciata l’autovettura nell’ampio parcheggio al termine di via Monaci / SP2 di Branzi ed attraversato il ponte pedonale su fiume Brembo che ci permette di raggiungere la via Cascata, imbocchiamo dirimpetto il sentiero 212A CAI che sale umido e selvaggio con direzione Laghi Gemelli.
Questo primo tratto sale ripido e poco agevole ed attraversa un piccolo ponticello in tronchi non certo affidabile ma, dopo meno di venti minuti, si innesta sul più comodo segnavia 212 CAI proveniente da via Cagnoli di Branzi.
Seguendo le indicazioni poste su un tronco d’albero, pieghiamo a sinistra e risaliamo i numerosi e ripidi zig zag che consentono di prendere velocemente quota e di raggiungere alcune baite della località Grassi, utilizzate da pastori e mandriani nel periodo della transumanza.
Riprendiamo il cammino sino a raggiungere la diga Pian Casere, con l’omonimo lago contornato da numerosi larici in attesa della calda colorazione autunnale, e proseguiamo percorrendo la traccia sentieristica che si allunga mantenendo il versante orografico sinistro del lago (…sentiero sul versante di destra salendo). Eventualmente è possibile scendere sino alla sottostante diga e, dopo averla attraversata, imboccare il segnavia 211 CAI sino al rifugio Laghi Gemelli.
Il sentiero prosegue alto sopra il Lago Casere e consente di godere di numerosi scorci panoramici sul severo Pizzo del Becco.
Raggiunta l’ampia distesa pascoliva e di torbiera, ove il sentiero diviene ormai poco visibile ma comunque intuibile, manteniamoci piuttosto a sinistra e, nel punto più facile, attraversiamo con un bel salto l’esile e sinuoso torrentello che attraversa tutta la distesa. Raggiunto il lato opposto, non resta altro che salire sino al soprastante ricovero animali dal quale possiamo quindi ricongiungerci col sentiero 211 CAI che, in breve, ci condurrà sino al Rifugio Laghi Gemelli.
Il sentiero di ritorno ricama un anello escursionistico che ci consente di conoscere un breve tratto della lunga Strada Piana che collega Roncobello a Carona. Pertanto, ripartiti dopo a meritata sosta, imbocchiamo il classico sentiero 211 CAI che dal Rifugio Laghi Gemelli, dopo aver fiancheggiato i Laghi Casere e Marcio, scende sino a lago di Carona (…circa 2 ore dal Rifugio Laghi Gemelli).
Arrivati a Carona, pieghiamo verso sinistra e percorriamo un breve tratto della strada asfaltata che fiancheggia l’omonimo lago. Raggiunto lo sbarramento della diga, senza attraversare quest’ultima, ci portiamo dal lato opposto della strada dove una sterrata in leggera discesa ci immette nel percorso della Strada Piana (…indicazioni poste su una grossa roccia).
Il sentiero, che in seguito diviene più esile, prosegue molto comodamente con lievi saliscendi e nei tratti più esposti è munito di barriere di sicurezza.
Proseguiamo molto facilmente, osservando dall’alto la sottostante strada che collega Branzi a Carona. Giunti a circa metà del percorso da compiere, il sentiero attraversa un punto più esposto e sdrucciolevole dove occorre prestare maggiore attenzione. Nulla di troppo difficile, una lunga fune metallica ci consente di attraversare questo breve tratto e di proseguire lungo l’ultima parte di sentiero che, infine, ci riporterà al punto di partenza.