Anello del Pizzo Paradiso
Dal Paradiso all’Inferno il passo è breve! Dall’alto dei suoi quasi 2500 metri, la cima del Pizzo Paradiso pare quasi concedermi di toccare con mano il dirimpettaio Pizzo Tre Signori ed il vicino Pizzo di Trona, che più bello del reame si specchia nelle placide acque del Lago Rotondo. Mentre sul fondovalle mi attende, a-braccia-aperte, la fosca Bocchetta d’Inferno.
Ancor gaio e festoso della conquista, mentre un folto gruppo di stambecchi indugia senza troppo far caso all’estranea presenza, scendo intrepido ed un po’ presuntuoso, ora alla conquista dell’Inferno!
Poi, l’imprevisto: l’inciampo sul frastagliato e scosceso versante, ove non v’è quasi traccia di sentiero battuto, ed il volo – come una pietra che ruzzola a valle – che mi proietta qualche metro più in basso mentre il pesante zaino, quando penso che la caduta sia ormai terminata, si solleva alto sopra le mie spalle ed incurante della mia non più giovane età m’impone, forzatamente, quella spettacolare capriola in avanti che neppur da scolaretto mi riusciva troppo bene quando, dall’alto di una cavallina, mi proiettavo a sghembo sul soffice materasso nella palestra delle elementari.
Ahimè, stavolta niente soffice materasso e neppure la giovane ed atletica età dello scolaretto han potuto attutire la sbilenca caduta. Il risultato son due costole rotte e qualche graffio, un paio di giorni al pronto soccorso ed un buon mese di convalescenza. Ma anche la promessa e la voglia di ritornare sui monti, l’impegno di dar retta a quelle sensazioni che son spesso campanello d’allarme, ahimè troppe volte inascoltato. Ed infine due certezze: esiste un legame tanto forte quanto forte è l’amore che lega due persone, forte a tal punto che l’una percepisce il pericolo dell’altra. La certezza – anche – che l’Angelo Custode, quello che da bambino immaginavo seduto – beato e pacifico – sulla mia spalla destra mentre la mamma – affidandomi a Lui – m’insegnava a pregare, non s’è mai distratto un attimo e seppur io l’abbia da tempo dimenticato, Lui, viceversa, non ha mai smesso di proteggermi.
Descrizione del percorso
Partenza dalla curva degli Sciocc, appena oltre l’abitato di Cusio (…attenzione: strada per i Piani dell’Avaro soggetta al pagamento di pedaggio), lungo il classico sentiero 108 CAI che, passando per il divertente canalino roccioso, conduce in un paio di orette sino al balcone sul quale è adagiato il rifugio Benigni.
Dopo la meritata sosta per la colazione, riprendiamo il cammino seguendo la marcata traccia che si sviluppa nell’ampia conca antistante il rifugio Benigni. In poco meno di mezz’ora, salendo dolcemente tra gruppi di stambecchi, il sentiero piega obliquamente verso sinistra ed in breve raggiunge la croce di vetta posta sulla panoramica Cima Piazzotti, a quota 2349 metri di altitudine.
Dalla vetta non resta altro che osservare, nel cielo splendente della bella giornata d’agosto, una delle poche non soffocate dal caldo africano, l’ambita meta: il Paradiso con il suo Pizzo, dirimpettaio del Tre Signori, che avevo già tentato lo scorso anno ma che allora confusi, complice quale imprecisa relazione, con una quota che le stava al fianco, forse anche più alta, certamente più piccante nella sua ascesa.
Riprendiamo il cammino e, lasciata a destra la croce di vetta, percorriamo verso sinistra il facile crinale della cima Piazzotti, sino al punto in cui degrada ripidamente nei prati sottostanti. Appena a destra, imbocchiamo la traccia che scende tra zolle d’erba e stretto sentiero sino alla sottostante Bocchetta di Trona, a quota 2212 metri di altitudine.
Anziché proseguire obliquamente verso sinistra e risalire il Monte Giarolo, utilizzeremo quel sentiero per far ritorno alla Bocchetta di Trona, oltrepassiamo il modesto valico roccioso verso il territorio valtellinese e scendiamo pochi metri verso il sottostante lago Zancone. Solo pochi metri! Infatti, appena oltre, sulla sinistra, si stacca una lunga traccia che prosegue a mezza costa stando alta sopra il Lago Zancone ed il Lago di Trona.
Proseguiamo marciando sul lunghissimo traversone sentieristico che, man mano, perde leggermente quota e raggiunge alcuni facili passaggi su roccette. Nulla di troppo impegnativo!
Nell’avvicinarsi ai pendii rocciosi del Pizzo di Trona, il sentiero risale ripidamente e, attraverso pochi zig zag, raggiunge il placido lago Rotondo, a quota 2254 metri.
Proseguiamo fiancheggiando a sinistra il lago Rotondo mentre difronte a noi la vista spazia su due alture separate da un’ampia sella sotto la quale si sviluppa un canale roccioso e di sfasciumi: a destra una Quota anonima mentre a sinistra dell’ampia sella la nostra meta, il Pizzo Paradiso.
Seguiamo le evidenti tracce di sentiero che brevemente raggiungono la base del canale roccioso. Il percorso ora alterna stretti zig zag su ripido terreno sdrucciolevole e nella parte altra si inerpica ulteriormente obbligandoci all’uso delle mani per superare alcuni salti rocciosi oltre i quali il sentiero raggiunge l’ampia sella erbosa sulla quale solitamente, neppur troppo preoccupati, indugiano alcuni stambecchi. Un breve stacco verso sinistra, dove l’erba lascia affiorare stratificazioni rocciose e, finalmente, il Pizzo Paradiso è davvero conquistato!
Il giro ad anello si sviluppa ora nella parte alta della Valle d’Inferno. Pertanto, lasciata alle spalle la vetta del Pizzo Paradiso, scendiamo nuovamente sino alla sella erbosa e pieghiamo verso sinistra sino rintracciare le flebili tracce di sentiero che molto ripidamente scendono sino alla sottostante Bocchetta d’Inferno. Raggiunta quest’ultima, piaghiamo nettamente verso sinistra ed imbocchiamo il segnavia 106 CAI che scende lungo la Valle d’Inferno verso Ornica.
Passati sotto l’effigie rocciosa della Sfinge, raggiungiamo – poco più sotto – l’incrocio sentieristico con il segnavia 101 CAI che a destra conduce sino al Rifugio Capanna Grassi. Abbandoniamo la traccia che – diritta – scende verso l’Alpe Ferdy, e quindi all’abitato di Ornica, e pieghiamo nettamente verso sinistra con direzione del Rifugio Benigni.
Il sentiero prosegue quasi in falsopiano mentre, successivamente, riprende a salire sino a raggiungere la dolce vetta del Monte Giarolo. Lasciamo alla spalle l’enorme omino di pietre e scendiamo il versante opposto sino alla sottostante Bocchetta di Trona.
Proseguiamo ora con direzione del Rifugio Benigni seguendo il sentiero che quasi in falsopiano si allunga sotto i versanti erbosi della Cima Piazzotti. Poco oltre, superato un piccolo valico roccioso, proseguiamo in dolce discesa sino a raggiungere il bivio per il Sentiero dei Vitelli ovvero la variante 108A CAI che imboccheremo a destra seguendola sino a quando quest’ultima si innesta sul segnavia 108 CAI. Di seguito seguiremo il restante tratto, percorso in salita, che ci condurrà sino al punto di partenza.