Ciaspolata alla Capanna Grassi
Mi capita… troppo spesso di perdermi nelle fantasie di un orizzonte. E oltre, gli occhi chiusi. E troppo spesso, inseguendo i miei sogni, mi scopro ad aspettare – immobile – che il profilo perfetto di una montagna si volti a sorridermi.
( Domenico Arrigo, autore del pensiero e delle fotografie esposte presso la Capanna Grassi )
Adagiata sulla sommità della soleggiata conca del Camisolo, al cospetto di quel “profilo perfetto” che quest’oggi identifico nel Pizzo Tre Signori, la Capanna Grassi sfoggia il suo abito migliore, quello bianco e candido delle recenti ed abbondanti nevicate, nell’assoluto silenzio dell’inverno. Non par neppur vero che questo rifugio, così incantevole ed accogliente, porti con sé, sulle spalle, il fardello di quasi cent’anni dalla sua inaugurazione. Un secolo nel quale la Capanna ( o rifugio ) Grassi, come altri rifugi di Lombardia, è stata protagonista della storia: vittima di scellerata distruzione ed impegno di ricostruzione, luogo d’appoggio e di riparo per resistenti partigiani ed oggi punto di arrivo o di partenza per gratificanti escursioni sui monti.
Molto frequentata nel periodo estivo, la Capanna ( o rifugio ) Grassi, grazie al non comune impegno dei rifugisti Anna ed Amos, è da tempo divenuta una piacevole meta invernale. Ad una condizione però: che la salita avvenga attraverso il lungo ma sicuro sentiero della Val Biandino, al riparo da slavine e valanghe.
Descrizione del percorso
Partenza quindi dal comune di Introbio, al termine della via Alle Ville, raggiungibile seguendo le indicazioni per la Val Biandino, dove, lasciata l’autovettura poco prima del cartello stradale di divieto di transito e delle indicazioni dei numerosi rifugi che si incontrano strada facendo, proseguiamo a piedi lungo la facile e comoda sterrata che risale tra fantastiche e colorate faggete. Poco oltre, all’altezza di una prima indicazione per il sentiero panoramico sulla Cascata, possiamo piegare a sinistra e risalire il breve tratto di sentiero che poi sbuca nuovamente sulla mulattiera oppure proseguire dolcemente lungo quest’ultima, sino al primo ponte sul torrente Troggia.
Appena prima del ponte, in corrispondenza delle indicazioni sentieristiche, abbandoniamo la mulattiera per piegare a destra e proseguire lungo il segnavia nr. 40 che, senza particolari problemi, giunge sino alla fonte San Carlo, dove nuovamente incrocia la mulattiera. In particolari condizioni di innevamento è possibile mantenersi sempre lungo la sicura mulattiera che giunge anch’essa presso la fonte San Carlo.
Poco dopo aver oltrepassato la fonte, in corrispondenza di altre indicazioni sentieristiche, possiamo nuovamente scegliere se percorrere il segnavia nr. 40, che si prolunga poco più alto sul fianco orografico destro del Troggia, oppure mantenerci lungo la più comoda mulattiera che, invece, si mantiene il fianco opposto dello scrosciante torrente. Valutata la scelta del percorso anche in base alle condizioni d’innevamento, la nostra prossima meta è la Bocca di Biandino, che raggiungiamo in circa due ore di cammino dall’inizio dell’escursione. In concomitanza della stessa, posta a quota 1493 metri di altitudine, dove si apre l’immensa vallata di Biandino, troviamo l’accogliente Rifugio Tavecchia, anch’esso segnato in passato dai tristi episodi accaduti nel secondo conflitto mondiale.
Dal Rifugio Tavecchia, pieghiamo nettamente a destra e, oltrepassato un ponticello, iniziamo la salita nel rado bosco che ci permette di guadagnare quota e raggiungere il Rifugio Pio X. L’innevamento assume sempre maggiore consistenza e le ciaspole divengono indispensabili per la salita che man mano acquista anche maggiore pendenza. Dopo circa un’ora e mezza dal Rifugio Tavecchia, eccoci giunti all’altezza di una lieve depressione oltre la quale, a poche decine di metri, si apre il sipario sulla spettacolare conca del Camisolo e quindi sulla la nostra meta, a poche decine di metri: la Capanna ( o rifugio ) Grassi.