Ciaspolata – Alpe Lendine
L’anello estivo dello scorso Luglio in Valchiavenna mi aveva condotto, infine, all’Alpe Lendine, un pittoresco borgo montano cullato tra la severa mole del Pizzaccio, da un lato, e la più bonaria cima del Monte Mater, dall’altro.
Già suggestiva nella bella stagione, con le sue piccole abitazioni rurali coperte da tetti in piode e la catasta di legna poggiata ad una parete esterna, l’Alpe Lendine diviene un “muto paradiso bianco” quando, sotto la coltre di abbondanti nevicate, si lascia trasportare in un lungo sonno invernale: allora, l’incessante lavoro di ogni timido fiocco di neve caduto dal cielo ha smussato ogni spigolo, ricoperto ogni fessura mentre il paesaggio è mutato pian piano in forme dolci e tondeggianti.
Il richiamo invernale, pertanto, è stato irrinunciabile anche se il “muto paradiso bianco” s’è stavolta trasformato nell’ululato incessante del forte vento che per tutto il percorso ha piegato alberi e spazzato il sottobosco con raffiche di neve che sul volto parevano feroci frustate.
Lo stupore, lo stesso che mi aveva scosso positivamente l’estate scorsa, ha però sanato ogni inclemenza meteo quando, all’uscita del fitto lariceto, dietro quel dolce saliscendi nevoso, han fatto capolino le prime baite dell’Alpe Lendine.
Descrizione del percorso
Lasciata l’autovettura nel piccolo piazzale antistante la chiesetta di Olmo, frazione raggiungibile percorrendo i diciotto tornanti che si alzano da San Giacomo Filippo in Valchiavenna, imbocchiamo il sentiero CAI che si snoda alle sue spalle. Poche paline colorate bianco e rosso indicano chiaramente la via da seguire.
Si prosegue inizialmente tra le poche abitazioni sino a risalire trasversalmente il prato che le lambisce dall’alto. Giunti in corrispondenza della prima indicazione sentieristica, lasciamo a sinistra la direzione per l’Alpe Laguzzolo e proseguiamo verso destra in direzione dell’Alpe Lendine.
Prendiamo leggermente quota con ampi zig zag che salgono sino alle soprastanti baite della contrada Zecca, caratteristico borgo affacciato sull’imbocco della Valle del Drogo. Facendo attenzione alle sporadiche indicazioni bianco rosse e a qualche indicazioni su pannelli in legno, proseguiamo tra le strettoie delle rurali abitazioni e, tendendo obliquamente verso destra, raggiungiamo una fresca fonte posta al limitare del bosco.
Proseguiamo ancora verso destra, ora su terreno molto più comodo e pianeggiante, ricalcando quello che nella bella stagione è classificato come il sentiero nr. 26 CAI che, finalmente, si addentra nella lunga Valle del Drogo.
Il sentiero continua alto sopra la vallata e, con lungo traversone, prosegue nel bel mezzo del lariceto tra facili e comodi saliscendi.
Nei pressi della quota 1470 metri, lasciamo la destra orografica del torrente che solca la vallata e, con attenzione, attraversiamo il ponticello che ci porta sul versante opposto. Proseguiamo con maggiore pendenza mentre man mano il bosco si fa sempre più rado.
Attraversato in seguito un secondo ponticello, risaliamo con ampi zig zag il breve dislivello che poco più in alto ci proietta all’esterno del rado lariceto. Uno sguardo verso sinistra ci permette di scorgere la piccola chiesetta alpina posta sul panoramico cucuzzolo a guardia dell’Alpe Lendine, con le sue piccole baite coperte dalla neve che fanno capolino alle sue spalle mentre, tutt’attorno, lo spettacolare dipinto che man mano si mostra dinnanzi al nostro cammino si compone anche delle imponenti cime del monte Mater e del Pizzaccio.