Alpe Scima ad anello
Ne assaporo la bellezza e la straordinaria fattura calcando, pian piano, quell’infinita sequenza di pietre, ordinate una di fianco all’altra, che compongono la sinuosa mulattiera che dolcemente si alza da Gordona sino all’Alpe Cermine. E’ l’espressione del bello, di ciò che è coerente con l’ambiente circostante, un lavoro a regola d’arte come oggi ce ne son pochi in quest’Italia che perde i pezzi ogni giorno che passa, tra calcinacci caduti dal soffitto delle scuole e ponti che si adagiano sul fianco.
Appassionato, apprendo la storia di questa lunga mulattiera dalle parole di Celso e ne scopro un valore aggiunto, qualcosa di ancor più straordinario: la generosità di un uomo di umili origini, Giovan Battista Mazzina, che dopo aver fatto fortuna in America, in un periodo di crisi economica mondiale analogo a quello attuale, tornò al paese d’origine, Gordona, e finanziò importanti opere pubbliche, come il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, il restauro del Municipio, l’acquedotto, l’Alpe Cermine e la mulattiera, quest’ultima iniziata nel 1928. Ebbe purtroppo vita breve ma le sue opere testimoniano ancor oggi quel benefattore d’altri tempi! Celso è un anziano montanaro, oggi coltiva patate e si dedica all’orto nella sua baita all’Alpe Orlo ma un tempo fu pastore di greggi nella Val Pilotera. Come il benefattore Mazzina è legato alla sua terra d’origine che oggi vive serenamente ma che è stata humus di molti sacrifici e tante soddisfazioni.
Al termine della lunga chiacchierata, prima di riprendere il cammino verso l’Alpe Scima, chiedo a Celso uno scatto, una fotografia che lo ritragga genuino e sincero come quei luoghi della Valchiavenna. Non tentenna neppure un attimo, si sistema i pochi capelli grigi e mi chiede una sola condizione: che lo ritragga in primo piano davanti alla sua Val Pilotera perché, soggiunge dopo aver girato il capo ed averla osservata quasi malinconicamente, è di gran lunga più bella della dirimpettaia Val Bodengo.
Descrizione del percorso
Muniti del permesso annuale di transito, acquistabile presso i bar di Gordona alla misera cifra di 2,00 euro, risaliamo la strada agro silvo pastorale sino alla località Donadivo, a quota 737 metri di altitudine, dove, lasciata l’autovettura poco oltre la Trattoria Dunadiv, imbocchiamo la spettacolare mulattiera lastricata che sale a destra di un pannello turistico.
Molto comodamente, aiutati da alcuni tornanti, la mulattiera si alza sfiorando alcune belle baite ristrutturate ed altre in stato di abbandono sino a quando, attraversata un paio di volte la strada asfaltata, raggiunge infine la bucolica Alpe Orlo, a quota 1165 metri di altitudine, balcone sulla Val Pilotera.
Raggiunte le indicazioni sentieristiche, lasciamo a sinistra il sentiero che entra nella Val Pilotera e proseguiamo diritti lungo il segnavia D6 che, fiancheggiando una graziosa cappella alla nostra destra, si alza verso l’Alpe Cermine.
Il percorso prosegue fiancheggiando una bella baita alla nostra destra e, dopo aver attraversato nuovamente la strada asfaltata, si alza dolcemente passando sotto il porticato di una chiesuola dove ha termine la mulattiera del benefattore Mazzina ma non il nostro itinerario. Poco oltre, ora in ambiente più aperto e soleggiato, il sentiero raggiunge infine i verdi prati che circondano l’Alpe Cermine dai quali possiamo ampiamente intravedere il percorso di salita lungo la dorsale che precede la piana dell’Alpe Scima.
Dopo la meritata sosta, riprendiamo il cammino lasciando alle spalle le ultime baite dell’Alpe Cermine e, ora su classico sentiero montano, risaliamo con moderata pendenza dapprima lungo la dorsale prativa e poi, man mano che ci alziamo, attraverso caratteristici larici, alcuni dei quali inceneriti dalle fiamme.
Il sentiero si fa sempre più ripido ma a mitigarne la fatica sono gli ampi panorami sulla Val Chiavenna e la Val Bodengo e tutt’attorno le cime della Valle Spluga e della Val Bregaglia, il Pizzo Stella, il Pizzo di Prata, il Pizzo Ligoncio ed il Sasso Manduino.
Raggiunto il successivo bivio sentieristico, lasciamo a destra il sentiero che prosegue verso il Rifugio Forcola e proseguiamo in ripida salita verso sinistra (…direzione Alpe Cima) sino a raggiungere un ampia insellatura: proseguiamo ancor più ripidamente e con qualche stretto zig zag guadagniamo velocemente quota salendo quello che sembra un ampio canalone.
Raggiunta la parte sommitale, pieghiamo verso destra tra ampie zone d’erba e qualche severo roccione. Il sentiero segue ora l’ultimo tratto del crinale, sino a quando, lasciata alla spalle la zona boschiva, sbuca all’aperto sull’ampio pianoro dove sorge l’Alpe Scima (…o Alpe Cima). Attraversiamo in leggera discesa l’ampio pianoro innevato sino a raggiungere le prime baite sorvegliate dal singolare campanile bianco. Poco distante, invece, appare la bianca chiesetta.