La mulattiera del Benefattore
Imbocco la mulattiera appena sopra l’abitato di Gordona e subito ne apprezzo la bellezza e l’ottima fattura: pietra su pietra, una di fianco all’altra, un gioco di incastri e precise geometrie che compongono un robusto mosaico, mentre in lontananza disegnano il tortuoso allungarsi del cammino verso l’alpe Cermine.
E mentre su un fianco esplode il rigoglioso ed umido sottobosco estivo, il lato opposto della mulattiera è serrato dallo splendido muro a secco, ancora pietra su pietra egregiamente posata, che sostiene il pesante terrapieno boschivo e al tempo stesso regge l’inesorabile trascorrere del tempo. Tutt’attorno, solo la frescura del fitto bosco dove campeggiano betulle, castagni e querce.
Descrizione del percorso
È il signor Celso a raccontarmi la particolarità di quest’opera di straordinaria bellezza, conosciuta come la mulattiera del Benefattore. L’incontro è del tutto casuale, di quelli che capitano solo in alta montagna, lontano dal chiasso della quotidianità, lungo il selvaggio sentiero, nel fascino del silenzio alpestre. Celso è un anziano ma vigoroso gordonese; per tutta la vita è stato pastore di greggi in Val Pilotera e oggi, dismessi gli umili abiti intrisi di sacrifici ma anche di tante soddisfazioni, coltiva patate nel piccolo orto all’alpe Orlo, di fianco alla baita dove trascorre serenamente le giornate. Lo incontro proprio lungo la mulattiera mentre si incammina verso quel paradiso alpino che sovrasta l’abitato di Gordona.
È come un fiume in piena e dalle sue parole comprendo subito le ragioni di tanta enfasi. Mi racconta di Giovan Battista Mazzina, gordonese doc, uno dei tanti emigrati dalla Valchiavenna che agli inizi del ‘900 lascia la propria terra per cercar fortuna in America; vi farà ritorno dopo aver accumulato una fortuna grazie alla direzione e alla conduzione di prestigiosi hotel oltreoceano. «Dio ha fatto prosperare i miei affari e io mi sento in dovere di aiutare gli altri», diceva spesso quando tornava a Gordona. E così fece. Coerentemente con quanto andava sostenendo, Mazzina finanziò numerose opere pubbliche: dal monumento ai Caduti della Grande Guerra al restauro del Municipio, dall’acquedotto comunale all’alpe Cermine, oltre alla storica mulattiera che, proprio in sua memoria, viene oggi chiamata «del Benefattore».
La prima pietra fu posata nel lontano 1928, alla vigilia cioè della grave crisi economica che stava per colpire sia gli Stati Uniti che l’Europa. Ciononostante, Giovan Battista Mazzina, non si tirò indietro: ben conoscendo la fatica dei propri compaesani nell’andirivieni dagli alpeggi, proseguì nel suo intento di realizzare un comodo collegamento tra Gordona e l’alpe Cermine. Un gesto, il suo, di estrema generosità che ebbe un duplice valore: se da un lato finanziò interamente la realizzazione della mulattiera, dall’altro consentì a molti dei suoi compaesani, in quel difficile periodo di crisi, di trovare un po’ di lavoro nella sua costruzione.
Scopriamolo questo singolare percorso. Lascio alle spalle il cippo in pietra del Gruppo alpini di Gordona, abilmente realizzato dall’artigiano e pensionato Fermo Tavasci, detto Go, sul quale sono scolpite le iniziali di Giovan Battista Mazzina e mi avvio. La mulattiera chiede solo di essere percorsa con tutta calma, passo dopo passo, in un lento movimento di gambe favorito dai ben distanziati e bassi gradini che risalgono il primo tratto. La salita non è mai impegnativa o faticosa. Nei pochi punti dove il percorso aumenta la pendenza, di pari passo si alternano stretti tornanti e i gradini s’infittiscono quel tanto che basta per consentirmi di rallentare e, nel contempo, di pregustare il panorama che ora intravedo nel diradarsi della vegetazione.
Un ultimo strappo più ripido e poi l’uscita dal bosco, dove la mulattiera lascia il posto al panoramico balcone sul quale spicca la piccola cappella mariana di Dunadiv (Donadivo in dialetto chiavennasco), ristrutturata nel 1996 ancora dal Gruppo Alpini a ricordo dei Caduti delle due Guerre, punto di partenza per altre escursioni per la Val Bodengo.
Giunto a Dunadiv lascio correre lo sguardo verso la vicina piramide del pizzo di Prata, sentinella della Valchiavenna e di quest’angolo di paradiso gordonese. Poi, sull’infinita distesa di tetti rossi che, minuscoli se visti da quassù, compongono l’agglomerato di Gordona e si confondono, invece, con quelli grigio scuro, lo stesso colore della pietra che sfiorandola con le mani trovo tutt’altro che ruvida e spigolosa. «Pietra consumata dal tempo, priva di spigoli per non causare dolore ai tanti piedi nudi passati nel corso degli anni: persone e animali, uomini con carichi pesanti da portare, mamme e bambini», così come recita la poesia in dialetto gordonese «La mulatiera», scritta da Agostino De Agostini, detto «Fanada» che leggo sul pannello all’imbocco del tratto che conduce verso l’alpe Orlo.
Risalgo il continuo alternarsi di stretti tornanti che pare si aggrappino alla montagna; mai troppo faticosi e mai troppo impegnativi, lungo questo infinito susseguirsi di pietre posate a regola d’arte, ma con fatica e sacrificio di tanti gordonesi che, nell’arco di un biennio, hanno portato a termine quest’opera di straordinaria bellezza.
Ora a rinfrescare sono le fitte chiome della bella faggeta mentre la mulattiera prosegue in piano e raggiunge i verdi prati della soleggiata e panoramica alpe Orlo, alpeggio che pare spalancare le porte sulla Val Pilotera. Lì, ad attendermi, trovo Nada Mazzina, già sindaco del Comune di Gordona e attuale presidente del Consorzio Alpe Pilotera, associazione che si occupa della gestione del territorio montano, nonché nipote dell’amico Celso.
Con enfasi pari a quella dello zio, mi racconta come, tra le tante manifestazioni di promozione del territorio, il Consorzio Val Pilotera organizzi ogni anno, a luglio una camminata non competitiva, giunta alla sesta edizione, proprio lungo la mulattiera. Così da coinvolgere la gente invitandola a una sana passeggiata verso i monti offrendo al tempo stesso l’occasione di conoscere il territorio e soprattutto quest’opera tanto singolare.
Lascio tutto alle spalle e proseguo verso l’ultima parte del percorso che mi separa dall’alpe Cermine. In questo tratto la mulattiera si addolcisce e pare coccolarmi: non riesco a distogliere lo sguardo da terra dove ancora continua quell’infinito alternarsi di pietre, perfettamente incastrate l’una con l’altra, sino alla sontuosa cappella del Cermine, anch’essa finanziata da Giovan Battista Mazzina. È qui che, all’ombra dei faggi secolari, l’itinerario termina, in corrispondenza della targa che ricorda l’opera finanziata dall’illustre gordonese.
Appena oltre, dove il sole accarezza i pascoli dell’alpe Cermine e il panorama si apre arioso sulle note vette del Pizzo Stella, della cima Lago e del Pizzo Galleggione, e in bella evidenza ancora sul Pizzo di Prata, posso finalmente posare il pesante zaino, sempre pieno di tante cianfrusaglie, ma oggi arricchito di questa storia d’altri tempi. Non una leggenda, ma una bella e concreta testimonianza del passato.
Ringraziamenti
Dulcis in fundo, i ringraziamenti alle persone senza le quali l’escursione della Mulattiera del Benefattore sarebbe rimasta “solo” l’ennesima relazione pubblicata sul sito www.cristianriva.it.
Innanzitutto grazie al signor Celso, che come tanti “montanari” che ho avuto la fortuna di conoscere lungo i sentieri di montagna, nelle poche ma sagge parole ha saputo stuzzicare in me la voglia di approfondire la conoscenza sulla storica mulattiera. Grazie infinite a Nada Mazzina, per la pazienza e soprattutto per aver messo nelle mie mani ogni notizia ed informazione storica sul Benefattore Giovan Battista Mazzina e la sua straordinaria opera. Grazie a Giulia, nipote di Nada Mazzina per la formidabile simpatia! Grazie a Fabio e Teresa, escursionisti incontrati per caso lungo la mulattiera, con i quali ho condiviso tanta bellezza. Grazie alla Redazione di Orobie ed in particolare ad Emanuele Falchetti per aver creduto in questo reportage fotografico oltre i confini delle Orobie ed avermi incoraggiato persino a scriverne la storia. Infine, grazie a Lui, al Benefattore Giovan Battista Mazzina, senza il quale tutto ciò non sarebbe certo accaduto!
L’articolo e parte delle fotografie scattate nella calda estate del 2015 sono state pubblicate sul numero di Settembre 2016 della rivista Orobie.
Il video
Il video – intervista alla Presidente del Consorzio Val Pilotera, Nada Mazzina, lo trovi qui.