Lago Palù e monte Roggione
Nei panni di un improvvisato “sciuur”, così venivano chiamati i villeggianti che un tempo salivano comodamente da San Giuseppe verso la località Barchi e poi ancor più su, sin presso l’ampia conca che accoglie il più esteso bacino alpino della Valmalenco, il Lago Palù, mi avvio lungo il sentiero coperto di brina ma ben presto nascosto dalla tanta neve che ancora imbianca quest’angolo di paradiso.
L’idea di qualche scatto primaverile che immortali gruppetti di crocus sulle rive del lago, nell’attimo fuggente del suo disgelo, sfuma ben presto seppur qualche macchia color verde smeraldo, puntellata dai bei fiori bianchi, fa capolino sui versanti più soleggiati sfidando una mattinata dall’aria assai frizzante. Persino lo sconosciuto Monte Roggione, la cui vetta stimola ad immaginare uno spettacolare panorama sui quattromila delle Alpi Retiche, che comunque avrò modo di osservare dalla dolce cima del Monte Motta, mi volta le spalle obbligandomi – la prossima volta a ricordare di portare un bel paio di ramponi – oggi ad un giro ad anello quieto, in perfetta sintonia con l’andatura dello “sciuur”, appunto del villeggiante che altro non chiede che passeggiare tra bucolici alpeggi, bocchette e passi alpini, saliscendi di ampie vedute cosparsi di sporadici larici mentre la conca del lago Palù diviene, improvvisamente, l’immenso palcoscenico teatrale dal quale contemplare le alte cime del Pizzo Scalino, del Pizzo Cassandra e del Disgrazia, del Sassa d’Entova e del Piz Roseg, del Bernina e dello Scerscen, del Sasso Moro, del Monte delle Forbici e dello Spondascia.
Un giro ad anello che, infine, si chiude serenamente sulle silenziose e ghiacciate rive del Lago Palù, presso la Cà di Sciuur che, seppur malandata e quasi ridotta ad un rudere, resiste mostrando la regalità dello stemma nobiliare oltre a bei dipinti su muro di una Madonna con Bambino.
Descrizione del percorso
Lasciata l’autovettura nell’ampio piazzale antistante il Rifugio Barchi, quest’ultimo raggiungibile salendo in auto da Chiesa in Valmalenco e proseguendo oltre la località San Giuseppe, imbocchiamo il sentiero nr. 329 che prende il via presso il grande pannello con carta sentieristica e segue la direzione dell’Alpe Barchetto e l’Alpe Zocca.
Immersi nel fitto bosco, percorriamo la dolce salita che mai troppo impegnativa raggiunge prima l’Alpe Barchetto, a quota 1800 metri di altitudine, piccolo borgo di rurale con ampio panorama sulla Punta di Fora, e poi l’Alpe Zocca, con ampio pascolo antistante la bella baita ristrutturata.
Passiamo alti sopra la bella baita e seguiamo il sentiero che inizialmente segue di pari passo un basso muretto a secco. Usciti dal bosco, lo scenario finalmente si apre sulla nostra prima meta: il Lago Palù, a quota 1935 metri di altitudine, il maggiore – per notevole superficie – dei laghi alpini valtellinesi, mentre alle sue spalle si alza imponente e severo, almeno da questo punto di vista, il Monte Roggione che passa però inosservato se visto nell’insieme di cime che lo circondano come: il Monte Sasso Nero, il Monte Delle Forbici, il Pizzo Scalino ed il Monte Disgrazia, tanto per citarne alcune.
Lasciamo la riva del lago Palù per seguire a sinistra la comoda sterrata che, poco più alta rispetto alla superficie del lago, raggiunge in breve il Rifugio Palù, ottimo balcone panoramico su tutta la conca alpina. Alle sue spalle imbocchiamo il sentiero dell’Alta Via della Valmalenco che, nuovamente nel fitto del bosco, si alza quindi dolcemente attraversando successivamente una zona rocciosa che precede l’arrivo all’Alpe Roggione, a quota 2007 metri di altitudine.
L’ambiente si è fatto ora più ampio ed aperto e consente di ammirare in appieno la bellezza solare dell’alpeggio d’alta quota contornato dalle alte vette della Valmalenco.
Riprendiamo il cammino salendo alle spalle delle ultime baite e, proseguendo verso quello che pare un ampio canalone roccioso che scende tra il Monte Roggione (…a destra) ed il Sasso Nero (…a sinistra), iniziamo la salita lungo un sentiero che richiede ora maggiore impegno.
Il sentiero risale il ripido tratto con stretti zig zag che fiancheggiano lo scrosciante torrente che scorre a valle. Occorre fare attenzione a tratti che ad inizio primavera possono ancora risultare ghiacciati.
Raggiunta la parte alta dell’ampio canalone, un breve traverso a destra ci porta a raggiungere le indicazioni sentieristiche che contrassegnano l’arrivo al Bocchel del Torno, a quota 2179 metri di altitudine. Proseguiamo in leggera discesa sino alla panoramica piana innevata dalla quale non resta altro che ammirare lo spettacolare panorama sul sottostante Lago Palù.
Scendiamo a valle proseguendo verso sud-est e fra radi larici fiancheggiamo le piste da sci che si allungano dal Sasso Nero. Poco più in basso, in corrispondenza di altre indicazioni sentieristiche, pieghiamo verso destra e quasi in falsopiano, passando sotto il versante sud del Monte Roggione, raggiungiamo l’Alpe Campolungo dalla quale è già possibile osservale la prossima meta: il Monte Motta.
Passando nel bel mezzo di baite che sorridono al dirimpettaio Pizzo Scalino, risaliamo senza direzione obbligata il dolce versante del Monte Motta e con poca fatica raggiungiamo la vetta, chiaramente individuabile dalla stazione di arrivo della seggiovia, posta a quota 2310 metri di altitudine dove il Cristo benedicente rivolge lo sguardo, e sicuramente la sua protezione, verso la Valmalenco.
Il lungo giro ad anello volge verso il termine: dalla cima del Monte Motta scendiamo a destra verso il largo ma ripido crinale che fiancheggia la pista da sci. In breve il sentiero raggiunge il sottostante Rifugio Motta, balcone panoramico sulla Valmalenco.
Ripartiti dalla meritata sosta, proseguiamo in discesa seguendo ancora il margine della pista da sci e, raggiunta l’Alpe Palù, pieghiamo obliquamente verso sinistra sino alle indicazioni sentieristiche. Possiamo ora seguire le indicazioni del segnavia 337 e discendere brevemente le piste da sci per poi piegare a destra imboccando la larga sterrata che scende sino alla riva occidentale del Lago Palù oppure seguire le indicazioni del segnavia 341 che scende da subito verso destra per raggiungere la medesima meta.
Raggiunta la riva del Lago Palù, pieghiamo verso sinistra e marciando sul lungo lago raggiungiamo un edificio molto singolare, oggi recintato poiché pericolante: è la Ca di Sciuur. Poco oltre, in corrispondenza della parte finale orientale del lago, punto in cui siamo sbucati all’andata dopo aver lasciato l’Alpe Zocca, pieghiamo a sinistra e scegliamo se percorrere a ritroso il sentiero percorso di andata oppure, poco più a destra, chiudere l’anello seguendo la sterrata che raggiunge infine la località Barchi.