Pian di Gembro

Pian di Gembro

Diecimila anni fa, con la complicità dei ghiacciai, quello dell’Adda, quello Camuno e quello della Val Belviso, che in un lento alternarsi di erosioni e deposizioni causarono formazioni di limo ed argilla e l’origine di un lago, nasceva quella che oggi è una delle più importanti aree protette dell’intera Regione Lombardia, tutelata dalla Comunità Montana Valtellina di Tirano, la Riserva Naturale Regionale del Pian di Gembro.

Cent’anni fa, i dolci pendii che sovrastano la quieta distesa del Pian di Gembro erano occupati dai nostri soldati italiani che, nell’ambito di quello che fu chiamato lo “sbarramento del poschiavino”, salvaguardarono – per anni ed anni – la conca di Tirano ed il Passo dell’Aprica dall’eventuale ingresso del nemico austriaco. Anni ed anni trascorsi su strade militari costruite ad opera d’arte, in freddi cunicoli, ampie piazzole e buie gallerie e postazioni di difesa. Chissà se allora vi fu il tempo, per i nostri soldati, di rimirare alle spalle dello sbarramento militare la spettacolare torbiera, magari da quell’invidiabile belvedere panoramico che ne evidenzia l’estensione, tutta contornata dalle innevate cime della Val Camonica e della Valtellina.

Non troppi anni fa, inesistenti sentieri e mulattiere della bucolica Pian di Gembro furono il teatro in cui si fronteggiarono guardie e ladri, finanzieri e spalloni. Protagonisti entrambi di quel “gioco”, a volte sconvolto da epiloghi drammatici, in cui ognuno aveva le proprie ragioni: quella dei finanzieri che dovevano tutelare i confini del territorio e quella dei contrabbandieri che andavano “de sfroos” per sopperire a misere condizioni di vita.

Oggi, la Riserva Naturale Regionale del Pian di Gembro è il luogo ideale per una serena passeggiata immersi nella natura mentre d’inverno diviene l’anfiteatro naturale di divertentissime ciaspolate. Mai troppo impegnativa ed adatta a tutte le gambe, l’escursione nell’ampia area della torbiera, lungo sicure passerelle che attraversano zone paludose e strade militari che conducono all’altura del Monte della Croce, permette di osservare le diverse tipologie vegetali, alcune persino carnivore, oltre ad una gran varietà di specie faunistiche tipiche di questo particolare ambiente naturale.

Descrizione del percorso

Il percorso all’interno della Riserva Naturale Pian di Gembro prende il via dall’omonimo altopiano raggiungibile imboccando la strada che sale a destra poco prima dell’ingresso al paese dell’Aprica (…per chi proviene da Edolo). Raggiunto l’ampio parcheggio e lasciata l’autovettura, imbocchiamo a sinistra il sentiero che si sviluppa sin da subito sulla lunga passerella in legno. Per evidenti motivi, in questo tratto, come lungo tutto il tragitto che interessa la torbiera, è assolutamente vietato uscire dal percorso didattico o avvicinarsi troppo all’area della torbiera.

Terminata la lunga passerella, il percorso prosegue a destra su facile sentiero e, dopo una lieve altura prativa, discende verso alcune baite che lasceremo a destra per proseguire a sinistra lungo la comoda sterrata.

Raggiunte altre baite adagiate nei verdeggianti prati, il percorso declina leggermente e rientra nel bosco sino ad uscire proprio in corrispondenza di una bella residenza poco distante del bel panorama che offre la sponda del lago occidentale. Manteniamoci sulla sterrata che ora è fiancheggiata dalla staccionata in legno e con ampio semicerchio raggiungiamo il pianoro dove è collocata la singolare chiesetta di San Fortunato, chiusa o inglobata nella parte retrostante da un enorme monolite.

Pian di Gembro
Escursione ad anello al Pian di Gembro

Dopo la meritata pausa, riprendiamo il cammino seguendo la sterrata che prosegue poco distante dalla torbiera. Giunti all’altezza del pannello che illustra il percorso storico militare al Monte della Croce, abbandoniamo la sterrata (…la riprenderemo nello stesso punto al ritorno dalla cima del Monte della Croce) ed imbocchiamo a sinistra il sentiero montano che si alza all’interno del fitto bosco.

Il sentiero, che non presenta particolari difficoltà, risale la strada militare che fu edificata durante la Grande Guerra per consentire ai nostri soldati di raggiungere quell’articolata rete di caverne, postazioni e piazzole, ancora oggi in buono stato di conservazione, che, parte integrante dello “sbarramento del Poschiavino” fu strategicamente importante per la salvaguardia del valico dell’Aprica dall’eventuale ingresso austriaco.

Dopo il primo tratto di salita, incontriamo lungo il sentiero una prima piazzola di tiro fortificata da spessi muri a secco che viene anticipata da una delle prime quattro postazioni militari scavate nella roccia. Raggiunta la più alta delle caverne, troviamo poco distante anche la parte sommitale del Monte della Croce, a quota 1484 metri. Non resta altro che discendere nuovamente sino alla strada sterrata non prima di aver deviato brevemente per il punto panoramico (indicazioni poste su un tronco d’albero) su tutta la torbiera del Pian di Gembro.

Riprendiamo il cammino verso sinistra lungo la strada sterrata che avevamo abbandonato poco prima della salita al Monte della Croce. In breve il percorso si insinua tra alcune baite ristrutturate e fiancheggia l’aula didattica per poi tornare al punto di partenza.

Gallery fotografica

Tracciato GPS
Download file: 20140630-pian-gembro.gpx
Scheda sintetica
Data dell’escursione 30 Giugno 2014
Località di partenza Aprica, località Pian di Gembro
Sentieri utilizzati Sentiero didattico Pian di Gembro
Tempi di percorrenza 3 ore circa (ad anello)
Altitudine massima 1484 metri
Attrezzatura Da escursionismo
Difficoltà E (Escursionistico)
Acqua sul percorso No
Note Nulla

Cristian

Adoro la montagna, risalire lentamente i suoi ripidi versanti, percorrere quei tortuosi sentieri tra fitti boschi ed ampie distese prative. Adoro tutto ciò che l'avvolge e la rende speciale: curiosi animali e coloratissimi fiori, antichi borghi e cadenti cascine abbandonate, il soffio del vento che fischia ai valichi tanto quanto la neve che - candida - cade lentamente, un improvviso temporale tanto quanto l'alba ed il tramonto. Con la fotografia m'illudo di rubare l'emozione di quel momento vissuto sui monti, un'emozione che però porterò sempre con me!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *