Pizzo Cantolongo
Dopo quasi un paio d’ore di salita, occorre scendere sino ai piedi della diga per voltare definitivamente pagina. Lasciata alle spalle la spiaggia Curo’, a quell’ora mattutina non ancora brulicante di chiassosi escursionisti del fine settimana, si spalanca tutto un altro mondo, quello wild della Valmorta e poi del Pizzo Cantolongo.
Occorre poi proseguire ed entrare nel profondo dell’immensa spianata ove è adagiato il primo laghetto per cominciare a macinare numeri: cinque ore di cammino, duemila metri di dislivello positivo e quasi tremila metri di quota.
Numeri che non conterebbero nulla, utili forse soltanto per riempire la sintetica scheda di un qualsiasi libro escursionistico, se non fosse che la meta alla quale questi numeri si riferiscono, il Pizzo Cantolongo, è ancora come Dio l’ha creata: selvaggia, severa ed inospitale per l’uomo! Che fortuna!
Descrizione del percorso
Partenza dalla località Grumetti di Valbondione dove, lasciata l’autovettura nel piccolo parcheggio antistante la Santella Mariana, imbocchiamo il sentiero con direzione del Rifugio Antonio Curo’. Il percorso è ormai noto a tutti: il breve tratto di sentiero, la comoda mulattiera del segnavia 305 CAI ed infine, in corrispondenza di uno dei primi tornanti dopo la zona boschiva, il tratto attrezzato della direttissima che in meno di due ore dalla partenza consente di raggiungere la prima tappa: il Rifugio Antonio Curo’.
Dopo la breve sosta, riprendiamo il cammino seguendo il sentiero che volge a sinistra appena dopo il Rifugio Antonio Curo’ e prosegue fiancheggiamo il bacino del Barbellino. Raggiunto il primo edificio degli addetti alla diga, imbocchiamo il sentiero a destra che scende sino al sottostante bacino di modulazione dove, quindi, imbocchiamo il sentiero 323 CAI con direzione della Bocchetta dei Camosci.
Dopo una breve e ripida salita, il sentiero volge verso sinistra con un lungo diagonale in moderata pendenza che raggiunge infine alcuni brevi tratti attrezzati con catene che consentono di superare dislivello. Raggiungiamo poi l’immenso pianoro della Valmorta, col suo primo dei tre laghetti, quello Inferiore di Valmorta, che brilla ai piedi dell’imponente e severo Pizzo Coca.
Lasciamo a sinistra la prosecuzione del segnavia 323 CAI con destinazione della Bocchetta dei Camosci, sarà l’ultimo appiglio con la civiltà. Oltre questo invisibile confine si apre tutto un altro mondo, selvaggio ed inospitale, privo di paline ed indicazioni sentieristiche ma anche del classico sentiero montano. Non ci sarà nulla di nulla: solo noi col nostro senso dell’orientamento, e Lei, la Natura, quella vera però!
Proseguiamo verso nord ed attraversiamo l’ampio pianoro erboso al centro del quale scorre lo scrosciante torrente di Valmorta. Sarà quest’ultimo, il torrente, ad indicarci la giusta via da seguire.
Attraversato l’ampio pianoro, portiamoci a sinistra del torrente di Valmorta e seguiamolo sempre da quel lato mantenendolo a breve distanza. Superate le prime cascatelle, la via si impenna e solca lo stretto canalone pietroso che si alza al fianco sinistro del torrente di Valmorta; cerchiamo la via migliore facendo attenzione alle pietre instabili e spesso bagnate, sino a raggiungere il soprastante laghetto di Mezzo di Valmorta, a quota 2330 metri di altitudine, dove finalmente le cose si fanno più semplici.
Proseguiamo ancora verso nord, sino a raggiungere il più alto e più piccolo dei laghetti di Valmorta. Difronte a noi, oltre alla nostra meta che svetta ancora imponente alla nostra destra, abbiamo il Passo del Diavolo a sinistra e il Passo di Valsena a destra. Puntiamo verso quest’ultimo e, tra sfasciumi e stambecchi che ci osservano incuriositi, appena prima di raggiungerlo pieghiamo nettamente a destra per risalire la spalla pietrosa e sconnessa del Pizzo Cantolongo.
L’ampio semicerchio verso destra ci consente di aggirare l’esteso sfasciume e proseguire sulla spalla erbosa che, risalita con qualche stretto zig zag, ci porta diritti in cresta e quindi alla piccola croce di vetta della nostra meta, il Pizzo Cantolongo, ad una quota di 2826 metri di altitudine.
Accarezzato dal forte vento, abbracciato da alcune delle più alte vette delle Orobie: il Pizzo Coca, il Druet ed il Cagamei, severo ed inospitale, eppure il Pizzo Cantolongo è una di quelle vette dalla quale non vorresti mai scendere.