Pizzo Pradella e Val Sanguigno
Frazione Bortolotti di Valgoglio, ormai la mia seconda casa. L’ingresso nel fitto bosco apre le porte ad un’escursione straordinaria, quasi fiabesca. Mentre tutto attorno meraviglia: la fortuna della bella giornata estiva, il panorama che man mano s’apre sulla elegante Presolana, il luccicare delle perle orobiche che costellano questa conca di Valgoglio. Mentre tutto ciò meraviglia, vien quasi voglia di perdersi.
Ecco allora che in questo Paese delle Meraviglie, spuntano a ricondurmi sulla retta via una piccola ma colorata piuma caduta dal cielo dopo il chiassoso battibecco avvenuto fra due falchetti, una docile mucca che sull’incerto bivio indica la giusta direzione verso la Capanna Lago Nero ed un maggiolino che pian piano, insegnandomi come si dovrebbe percorrere un sentiero di montagna, m’anticipa lungo quell’infinito traversone che s’innesta nella selvaggia vallata.
Il Pizzo Pradella è ora ben individuabile. A sottolineare la bellezza di questa cima, ma soprattutto ad indicarmi ancora una volta – quasi fosse una stella cometa – la via da seguire, c’è persino la luna che prima del giusto riposo s’affianca mite all’estremità della vetta.
Un ultimo sforzo che inizia nel vallone dove la neve rimasta ha coperto il torrente scrosciante e dove ora primeggia un silenzio irreale che accresce quel senso di ambiente selvaggio.
Solo nell’ultimo tratto che precede la vetta, il più ostico ma anche il più divertente, attendo due escursionisti che mi raggiungono dal basso: sono un francese ed un italiano, mancherebbe un tedesco per concludere l’arrivo in vetta con la classica barzelletta ma a ciò pone rimedio qualche mio strafalcione in dialetto bergamasco.
Descrizione del percorso
Come di consueto, partenza dalla frazione Bortolotti di Valgoglio (…attenzione ai pochi posti auto liberi mentre per quelli a pagamento occorre il grattino) dove imbocchiamo il segnavia 268 CAI che, prima nel fitto del bosco e poi all’aperto, risale infine il costone roccioso e raggiunge le baite dei custodi della diga dell’Enel.
Pieghiamo a sinistra e risaliamo il ripido sentiero che, con stretti zig zag, arriva al bivio per Capanna Giulia Maria (…alla nostra sinistra). Risaliamo brevemente a destra (foto 5) e poi su tratto pianeggiante sino alla Capanna Lago Nero.
Proseguiamo poco oltre e con breve salita raggiungiamo la soprastante diga del Lago Nero. In corrispondenza del pannello descrittivo, anziché proseguire diritti verso il Lago di Aviasco, pieghiamo a sinistra percorrendo il lungo traverso pianeggiante su pannelli in cemento (foto 6) che ricoprono il sottostante canale. Giunti al suo termine, in zona alquanto detritica, risaliamo a destra l’ampio vallone (…indicazioni su una roccia. Foto 7) in parte ancora coperto da una lingua di neve scesa abbondantemente lo scorso inverno.
Il sentiero segue per poche centinaia di metri l’avvallamento ma poi, in corrispondenza di una indicazione posta su roccia, piega a sinistra e risale ripido in direzione del Pizzo Pradella che ora è ben visibile nella sua forma piramidale (foto 8).
La salita, sempre facilmente individuabile da numerosi omini di pietra, alterna tratti più o meno ripidi sino ad un ampio pianoro dal quale la vista spazia sul possente Pizzo Salina difronte a noi nella salita (foto 10), col sottostate Lago Zelt, mentre alle nostre spalle iniziamo ad avere una visione completa dei Laghi che costellano la Valgoglio. In lontananza il Monte Madonnino e Diavolo di Tenda con l’inseparabile Diavolino.
Dal pianoro pieghiamo a destra e con qualche zig zag risaliamo il tratto ripido, ed a volte sdrucciolevole, che dopo un breve traversino raggiunge le prime funi metalliche. Molto facilmente, ma usando sempre la massima attenzione, percorriamo con l’aiuto delle funi questo intaglio roccioso (…dal quale in una spaccatura possiamo osservare la mole del Monte Disgrazia) che inizialmente pianeggiante (foto 14 e 15) si alza poi obliquamente (foto 16) e risale un saltino (foto 17 – 19) che ci permette di guadagnare la vetta del Pizzo Pradella, a quota 2626 (foto 20).
Panorama grandioso che si estende sin dove l’occhio può vedere. Incantevoli i laghi della sottostante conca di Valgoglio mentre a sinistra spiccano le cime della conca dei Laghi Gemelli: Pizzo del Becco e Pizzo Farno. Ancora più a sinistra il Monte Corte e quindi ancora la mole del Pizzo Salina.
Per chiudere l’anello si prosegue brevemente sulla cresta lasciando alle spalle la croce di vetta. Immediatamente alcune indicazioni su roccia (foto 21) indicano l’unica via possibile che non sia quella utilizzata per la salita. Scesi appena sotto la cresta e aggirate alcune rocce risaliamo brevemente per poi discendere, con la massima attenzione a causa del tratto esposto, un intaglio roccioso. Risaliamo quindi per facili roccette l’estremità opposta che ci permette di giungere su una altura rocciosa dalla quale possiamo scorgere la facile discesa che ci attende e che volge verso il sottostante lago Gelato.
Il percorso si alterna tra facili roccette, dove alcune volte sarà utile aiutarsi con le mani, e tratti di sentiero più mansueti, sino alla base del Lago Gelato, spettacolare perla orobica dagli incredibili colori. Scendiamo ulteriormente sino a raggiungere, oltrepassate alcune cascatelle, la verde vallata delle Val Sanguigno. Non resta altro che discendere quindi verso sinistra e percorrere la lunga ma coinvolgente vallata che attraverso il comodo sentiero 232 CAI ci permette di arrivare sino al Rifugio Gianpace. Scendiamo ancora lungo il medesimo segnavia e raggiunto l’ultimo bivio sentieristico, tralasciamo a destra il sentiero che prosegue verso la centrale di Aviasco. Saliamo invece verso sinistra in direzione della località Bortolotti e quindi al punto di partenza.