Sentiero attrezzato del Gallavesa
Fra tutti gli itinerari percorsi quest’autunno nella variegata Valle San Martino, quello del Gallavesa è certamente il più divertente. La prima parte del percorso, infatti, è un susseguirsi di pioli e catene metalliche che si sviluppano lungo le pareti rocciose dell’orrido che risale da Calolziocorte sino al piccolo abitato di Erve, ai piedi della frastagliata muraglia del Resegone. Un ambiente particolare, a tratti quasi selvaggio, fatto di traversi esposti e scorci mozzafiato su cascate e cascatelle che l’omonimo torrente ha solcato nel tempo.
Nulla di troppo difficile o particolarmente tecnico; è sufficiente un caschetto con tanto di set da ferrata, la scelta di un giorno non a ridosso di giornate piovose o a rischio di gelate per non compromettere la sicurezza di un percorso che già per natura riserva anche passaggi su rocce bagnate e scivolose.
Descrizione del percorso
AGGIORNAMENTO: La ferrata del Gallavesa è stata definitivamente smantellata. (Fonte: CAI Calolziocorte)
Raggiunta la frazione di Somasca in Vercurago e lasciata l’autovettura nel piazzale antistante il santuario di San Girolamo, imbocchiamo la stretta via San Girolamo con direzione dell’Eremo. Giunti presso la piazzetta che precede l’ingresso al viale alberato, prendiamo la strada più a destra indicata come via Per Beseno.
Dopo un primo tornante, la strada – inizialmente con buona pendenza – diviene più pianeggiante e fiancheggia un cascinale sulla destra. Seguiamo ora le indicazioni sentieristiche sino ad abbandonare la via per Beseno e proseguire lungo la strada agro silvo pastorale che, passata una sbarra solitamente aperta ove sono anche presenti le indicazioni riguardante la ferrata, si addentra nella rada boscaglia.
Dopo poco più di un quarto d’ora lungo il sentiero che passa alto, si raggiunge l’attacco del sentiero attrezzato del Gallavesa dove indosseremo imbraco ed il resto dell’attrezzatura. Si tratta di alcuni spezzoni di cavo che ci permettono facilmente di alzarci obliquamente sino ad un manufatto in cemento che, aggirato esternamente, ci consente di posizionarci sul lungo traverso esposto.
Iniziamo questa lunga traversata della parete rocciosa, sempre assicurati al cavo metallico, camminando in costante esposizione su tubatura parzialmente coperte dal cemento sino a raggiungere un primo risalto roccioso che si alza per qualche metro. Proseguiamo tra la bassa vegetazione ed in leggera discesa si raggiunge un nuovo traverso esposto, sino ad una fessura rocciosa dalla quale scende una bellissima cascata.
Attraversato il tratto di acqua, si raggiunge il fondo dell’orrido e quindi una larga cengia a fil d’acqua. Utilizzando alcune catene risaliamo una paretina rocciosa sino a raggiungere un traverso supportato da alcuni pioli e subito dopo un guado molto scivoloso assicurato comunque da lasche catene. Passati sul versante opposto del torrente risaliamo successivamente i ruderi in cemento di una vecchia centrale idroelettrica. Con l’aiuto di pioli e catene, in alcuni tratti fissati sulle pareti in cemento dei ruderi, risaliamo alcuni metri nell’ombrosa e spettacolare forra, sino a raggiungere la parte superiore dove il sentiero s’inerpica. Utilizzando ancora le catene presenti per raggiungere – a fatica – una lunga scaletta in cemento che fiancheggia una grossa tubatura e quindi raggiunge il termine della ferrata, proprio dove comincia l’abitato di Erve.
Per concludere il giro ad anello, riposto nello zaino il set da ferrata, pieghiamo a sinistra lungo la strada asfaltata che raggiunge il municipio di Erve. Alle sue spalle imbocchiamo in salita la via Giovanni XXIII e successivamente la via Costalottiere sino a raggiungere, ora su strada pianeggiante, la frazione di Saina. Oltrepassato il piccolo borgo di case, imbocchiamo il sentiero che si addentra nel bosco e raggiunge brevemente il bel punto panoramico della Croce di Vicerola. Scendiamo ora lungo il sentiero che, fiancheggiando le pendici del Monte Mudarga, scende ripidamente sino al Castello dell’Innominato e, più sotto, all’Eremo di San Girolamo. Non resta altro che percorrere il viale alberato e scendere sulla via San Gerolamo fino a far ritorno al punto in cui abbiamo parcheggiato l’autovettura.